Grazie al clamore olimpico sulla campionessa cinese Ye Shiwen (16 anni)
sono state portate alla luce le potenzialità della terapia genica, ovvero la
manipolazione del Dna al fine di migliorare le prestazioni sportive. Secondo l’International
Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB), il gene che più si
presta al doping genetico è l’IGF-1, una proteina anabolizzante prodotta nel
fegato e nel muscolo sotto lo stimolo dell’ormone della crescita GH, grazie
alla quale si può aumentare la massa muscolare del 40% e triplicare la
resistenza.
Scoprire la modificazione genetica è quasi impossibile, infatti al
giorno d’oggi non esiste ancora un test in grado di smascherare i truffatori.
Questo perché il doping genetico non lascia tracce nel sangue o nelle urine e
l’IGF-1 è indistinguibile dall’ormone prodotto normalmente. Ma questa terapia
comporta anche degli effetti negativi: infatti il pericolo corso dall’atleta è
enorme perché non si conoscono ancora i rischi a lungo termine. L’IGF-1
ingrossa i muscoli perché promuove la proliferazione cellulare dalla quale,
però, si potrebbero scatenare malattie cardiovascolari o tumori, inoltre la
terapia genica non è reversibile: una volta inserito, il gene rimane per tutta
la vita.
Non è dunque facile riconoscere chi è nato con una variante genetica da
chi l’ha acquisita in laboratorio; di fatto sono 200 finora le mutazioni
associate alle prestazioni sportive. In quasi tutti i velocisti è stata
riscontrata una variante genetica che sta alla base dello sprint (l’85% degli
africani ne possiede una copia, mentre in Europa la percentuale scende al 50%),
nei maratoneti e negli scalatori invece è stato rilevato un enzima che modifica
la pressione del sangue dando così loro una marcia in più (si trova nel 94%
degli Sherpa, un gruppo etnico che popola le vette dell’Himalaya). In ogni caso
si tratta di un corredo genetico che non è trasmissibile all’interno di un
virus.
Ci sono infine geni da tenere d’occhio poiché se inibiti o stimolati
possono creare dei veri e propri super atleti:<< Non si tratterebbe di
doping genetico perché non si andrebbe a modificare il gene, ma a bloccarlo con
specifiche molecole di cui non resterebbe traccia nel sangue, ma la possibilità
è quella di creare dei mostri >> spiega il genetista di Trieste Mauro
Giacca che sta cercando di mettere a punto un test per scoprire il doping
genetico. Dunque quale atleta sarebbe disposto a rischiare tanto?
di Lucia Caron
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