domenica 7 aprile 2013

Quando un'oro olimpico rovina la vita

Alex Shwazer, campione olimpico di marcia 50 km a Pechino 2008, è attualmente sospeso per doping dal Tribunale Nazionale Antidoping poiché il 6 Agosto 2012 è risultato positivo all'eritropoietina.


Questo ragazzo, campione olimpico a soli 23 anni, è l'esempio lampante di quanto lo sport ad alti livelli possa diventare devastante.
Nonostante molta gente ancora oggi non creda alla sua versione dei fatti, egli, dopo aver rivisto la sua ascesa e il definitivo crollo davanti alle telecamere due giorni dopo il controllo, spiega tristemente la sua scelta. Per Alex, già dopo Pechino, iniziò un periodo di confusione, nel quale perse la lucidità su cui faceva maggiormente affidamento, dovuto al più grande cambiamento avvenuto nella sua vita : non era più un atleta sconosciuto. Questo lo portò ad avere sempre più aspettative verso di sé e da parte di coloro che lo circondavano: "Avere più talento e più classe degli altri non è sempre positivo perché chiedi di più anche a te stesso. Se vinci un'Olimpiade a 23 anni e col carattere che ho io vuoi sempre fare di più e alla fine, con questo, io mi sono svuotato mentalmente." racconta Alex.
Nel 2011, dopo aver concluso la collaborazione col Dott. Ferrari a causa di perquisizioni di ciclisti per doping che si allenavano con lui, Alex cadde in depressione. Non aveva più un allenatore, era reduce da un infortunio alla gamba ed era stanco sia fisicamente che mentalmente. Nonostante fosse circondato da molti amici, nessuno ebbe la rigidità di fermare il campione olimpico prima che si rovinasse la carriera. Non era più contento di se stesso, era alla continua ricerca di quella felicità che possedeva prima di vincere le Olimpiadi e trascorse dei momenti in cui odiava essere Alex Shwazer. Non aveva più stimoli e, ad oggi, sostiene fermamente che avrebbe dovuto imporsi una pausa. "Ma se sei un vincitore olimpico tutti ti vedono come un carro armato che vince tutto e che tornerà a vincere tutto e tu hai sempre meno forze di dire: basta non ce la faccio più." L'ultimo passo che lo portò a rovinarsi per sempre la carriera fu di doparsi nel settembre 2011.
Durante l'intervista con i giornali, due giorni dopo il controllo, si può vedere come lo sport per cui questo ragazzo ha tanto lavorato l'abbia portato all'autodistruzione. Devastato ma soprattutto stanco di esser diventato un'aspettativa, crolla davanti alle telecamere sostenendo di essere contento, in parte, che sia finito tutto. Lui voleva che finisse tutto.

Alex Shwazer rivede la sua intervista dopo il controllo a -Le Invasioni Barbariche-



Oggi Alex Shwazer ha ripreso il possesso della sua vita. Studia economia e spera di tornare a praticare lo sport poiché è qualcosa che ha sempre avuto dentro di lui. Inoltre sta scrivendo un libro intitolato "Quelli che camminano", nel quale ripercorre la sua esperienza col doping e con cui tenta di far passare il messaggio che anche gli atleti sono umani. Anch'essi possono perdere la lucidità e il controllo dello stress che gli si attribuisce. "Ogni tanto bisogna imporre le cose all'atleta. Noi atleti siamo bravi a dirci che va tutto bene. Comunque, nonostante il doping sia molto presente nello sport, sono convinto che la maggior parte delle persone ce ne fanno uso non vadano d'accordo con loro stessi e cerchino di crearsi questa scorciatoia. Ma se uno ha più talento e classe di un altro vincerà sempre e comunque...senza doping!"

Intervista completa di Alex Shwazer al -Le Invasioni Barbariche-



                                                                                                                    Di Tolosa Marta






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