venerdì 21 marzo 2014

E fu sera e fu mattina, film autoprodotto girato nelle langhe

"Cosa faresti se sapessi quanti giorni ti separano dalla fine?" Questo è ciò che chiede Emanuele Caruso con una pellicola lontana dalle prassi del linguaggio commerciale.

Locandina del film http://www.efuseraefumattina.it

Consuetudine dei membri della troupe dire qualche parola prima di ogni proiezione davanti al pubblico incuriosito in sala, mostrando gli ostacoli che si sono presentati nel realizzare un lungometraggio in Italia, trovare fondi, portarlo nelle sale: Caruso, con un budget di appena 70.000 euro e due mesi di ripresa, è riuscito con "E fu sera e fu mattina" a concretizzare un progetto che farà molto parlare e, grazie al passa parola, già evento mediatico.

Si abbassano le luci.


Aria allegra si può respirare nel tranquillo paesino di Avila che regna in cima ad una verde collina delle Langhe. Si sta celebrando in piazza come ogni anno la festa di Sant’Eurosia, patrona dei frutti della terra. Ma al bar del borgo è successo qualcosa. Avila e le due 2.000 anime restano pietrificati davanti all'eccezionale notizia diffusa per televisione. Un fatto inaspettato che sconvolgerà la quotidianità, i legami, l'esistenza degli abitanti nel bene e nel male.

Un film che fa riflettere


"Quali sono le cose che contano davvero nella nostra vita? Che senso ha il nostro lavoro, il nostro correre? Di cosa vivono i rapporti e le relazioni che cuciamo con gli altri? Come sono questi rapporti quando vengono spogliati di tutta quella superficialità di cui spesso vivono? Queste sono le domande che alimentano il film a cui abbiamo pensato, raccontando una storia originale e inaspettata ambientata nei nostri giorni.". 

49 giorni. 49 caselle di un calendario improvvisato su un muro che devono essere riempite.  In una Genesi rovesciata dove non viene narrata la nascita del mondo ma la sua morte, non ci si può permettere di sprecare ogni singola goccia di tempo. Scandito dal "ritmo della vita", questo viaggio nel baratro dei rapporti umani scossi di fronte a un interrogativo non di poca importanza, è una parentesi nostalgica dove l'esistenza, per 120 minuti, si ferma e ci mette davanti ad uno specchio. Paradossalmente più ci si avvicina alla fine più si comincia a vivere.

Ludovico Bossi


      




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